Museo Pompidou, Renzo Piano

febbraio 6th, 2007 by Ivana

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Centro Pompidou, detto anche “Beaubourg“, progettato da Renzo Piano; 100mila mq di esposizione libera.

La costruzione, iniziata nel 1972, termina nel 1977 nasce come opera di riqualificazione urbana. Gli architetti Renzo Piano e Richard Rogers realizzano l’edificio con una tecnica all’avanguardia per l’epoca: un grande parallelepipedo alto 42 metri, lungo 166 metri e largo 60, sostenuto da una struttura in acciaio a forti colori e da pareti in vetro.

E’ particolare l’attenzione decorativa praticamente assente nell’edificio, infatti si presenta come un groviglio di travi metalliche il cui aspetto, simile ad una scultura surrealista, che puo’ incontrare o meno il gusto del visitatore.

Gli elementi portanti, le scale, gli ascensori, le scale mobili, le gallerie di circolazione, i tubi di ventilazione e riscaldamento, le condutture per l’acqua ed il gas sono stati collocati all’esterno delle facciate (ciascun tubo dell’esterno è dipinto in un colore differente, poiché ogni colore corrisponde ad una diversa funzione: il blu corrisponde all’impianto di climatizzazione, il giallo a quello elettrico, il rosso alla circolazione e il verde ai circuiti dell’acqua.), il che ha consentito di creare ad ogni piano una superficie libera di 7500 mq.

Il Centre Georges Pompidou non è solo una galleria d’arte moderna: nel suo centro accoglie anche una biblioteca, un gabinetto di grafica, una videoteca, una collezione di architettura, una collezione di design, un centro di creazione industriale, un istituto (IRCAM) specializzato nella sperimentazione in campo acustico e musicale e la ricostruzione dell’atelier del grande scultore Constantin Brancusi.

Uno dei progetti più discussi di Renzo Piano, immerso nel cuore di Parigi. A 30 anni dalla sua creazione, continua ad essere uno dei luoghi più visitati di Parigi ed una delle strutture museali più frequentate del mondo.

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Scritto in Architettura Contemporanea, Designer famosi | 7 Commenti »

7 commenti

  1. Nicola Scrive:

    Ottima scelta: l’edificio più bello di parigi e probabilmente il più eccitante che abbia visto con i miei occhi. Le scale mobili esterne, al tramonto, regalano una vista unica del centro città. Anche il museo è di prim’ordine, consiglio a tutti quelli che visitano la ville lumiere di non perderselo.

  2. Guto Borges Scrive:

    Belissimo !!!veramente bello.

  3. Paolo Scrive:

    …E’ particolare l’attenzione decorativa praticamente assente nell’edificio, infatti si presenta come un groviglio di travi metalliche…

    E’ una porcheria. Non ci trovo nulla di bello. Sembra di guardare un impianto petrolchimico.
    Beh, ma l’ha fatto un Graaaande AVVVCHITETTO…

  4. Paolo Scrive:

    Anche a me non piace affatto!
    Ma perché è così?
    L’architettura contemporanea troppo spesso perde di vista la FUNZIONE per la quale viene progettata e finisce per perdersi in un formalismo sterile.

  5. Marco Scrive:

    Per una volta che un architetto tralascia la decorazione dell’edificio e si concentra sulla funzionaità (di spazi e impiantistica) dell’edificio voi lo criticate?

    Per il primo Paolo: l’estetica industriale dell’edificio può piacere o no, sono concorde su questo fatto. Ma non viene valorizzato l’impianto architettonico solo perchè lo ha fatto un grande architetto, c’è moldo altro dietro.

    Per il secondo Paolo: come si legge dalla sintetica descrizione dell’edificio, l’esplosione esterna di impianti e canali di comunicazione ha permesso di ottenere ben 7500 mq di superficie libera per l’esposizione, donando al centro di Parigi numerosi spazi espositivi che in un museo “normale” non sarebbero mai stati disponibili.
    E’ la condanna al “formalismo sterile” che questo edificio compie, tralasciando decorazione e abbellimento, concentrandosi sugli scopi dell’architettura, implementando nella famosa triade vitruviana (firmitas, utilitas e venustas) altre importanti caratteristiche troppo spesso tralasciate, come l’attenzione alle nuove tecnologie, la comunicazione globale, e una nuova estetica “ingegneristica” che riporta con i piedi per terra (e al temo stesso li spinge a puntare oltre) gli architetti di tutto il mondo. Soprattutto quelli italiani (che non lavorano all’estero), che per antonomasia hanno perso qualsiasi nozione tecnico-ingegneristica che gli permetterebbe di realizzare edifici del genere (o come quelli di Foster).

  6. Mangusta Scrive:

    E’ un rappresentante dell’architettura Hi-Tec, dove la forma è indifferente alla funzione, e tutto è concentrato sul concetto di flessibilità anche per permettere la creazione di ambienti polivalenti.

    Può non piacere, ma l’idea di porre all’esterno tutti gli elementi portanti, che altrimenti sarebbero stati all’interno, è geniale, e soprattutto permette di vivere ogni minimo angolo degli interni, senza ostacoli…

    Come mi piace spesso ricordare quando si parla di arte, il concetto di bellezza fine a se stessa è stato superato da circa più di un secolo, l’occhio vorrà pure la sua parte, ma dovremmo cercare di apprezzare anche cosa sta al di là della visione esteriore: il messaggio, la ricerca, la filosofia dell’artista e così via.

    L’arte non è fatta solo per essere guardata…

  7. Trame Stefano Giovannoni design Scrive:

    [...] dei classici radiatori (celeberrimo il caso di add_On, entrato a far parte della collezione del Centre Pompidou di Parigi) e Trame non fa affatto [...]

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